M1, M2, M3…..COLPITE AFFONDATE!


Buongiorno BLog’s People!
Non sono un purista dell’economia, anzi, molte volte davanti a delle notizie rimango “basito” dalla mia ignoranza. Tra ieri ed oggi mi sono passate davanti due “news” che hanno colpito la mia attenzione ma, beata ignoranza, non riuscivo a metterle in correlazione. Cosa si fa in questi casi? Si studia.

La prima notizia è che in Gran Bretagna non calano i tassi d’interesse……la seconda è che la Bank of England ha comunicato che M4 è in crescita dello 0,3% mensile e del il 12,3% su base annua.
Intanto, cosa è M4?
M4 è un “aggregato monetario” usato in Inghilterra e corrisponde, grosso modo a M3 di origine statunitense.
In America la FED divide le “scorte monetarie” nel seguente modo:M1, M2 e M3.
La prima consiste nei contanti in senso stretto: moneta circolante, travellers’ cheques e i conti correnti.
La seconda comprende M1, più i libretti di risparmio, depositi a breve termine fino a 100 mila dollari e i fondi finanziari del mercato al dettaglio (in pratica M1 più tutto ciò che non è direttamente liquido ma che si può facilmente trasformare in tale).
La terza, M3, è la categoria più grande, che comprende M2 più i grandi fondi istituzionali, depositi a termine oltre i 100 mila dollari, accordi di riacquisto ed eurodollari – in pratica M2 più i fondi istituzionali e altri più o meno immobilizzati. (fonte borsamonitor)
Per completezza d’informazione è utile, penso, sapere anche come sono classificate in Europa.
M1 come il circolante (M0) più i depositi a vista;
M2 come M1 più i depositi con scadenza fissa fino a 2 anni e i depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi;
M3 come M2 più i pronti contro termine, le obbligazioni con scadenza fino a due anni, le quote di fondi di investimento monetario ed i titoli del mercato monetario.
Quindi M4 (inglese) = M3 (Usa).
Gli aggregati monetari (M0, M1, M2 e M3 e M4 in Inghilterra) misurano l’offerta di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico; la loro entità influenza i tassi di interesse e di inflazione: una maggiore offerta di moneta, infatti, si traduce in un minor tasso d’interesse (a parità di domanda) e può tradursi in maggiore inflazione.
“Carpite” queste brevi nozioni di economia come si potrebbero legare le due notizie?
Secondo me il fatto che M4 aumenta e non diminuiscono i tassi d’interesse è da intendersi come un aumento della domanda di moneta del mercato almeno pari all’aumento dell’offerta…..
Ma se il mercato richiede tanta, tantissima, liquidità è un sintomo non troppo bello. Non credete?
Spero di sbagliarmi, ma la sensazione è che dopo l’ultimo “strappo” (pompato o meno dai Big) sarà il caso di prendere “posizioni” meno “volatili”.
Se ho scritto “cazzate” vi prego di correggermi……siamo qui per crescere.
Con affetto, il vostro adorabile Promotore di Quartiere.
Doc Moretti

24 Risposte

  1. Salve Moretti, ottimo post!
    Cosa intendi per posizioni meno “volatili”?

  2. ps: e/$ 1.5439 h13,25 ed il rapporto $/yen 99,27…ovvero area 100 per il momento tiene…oltre al petrolio in diminuzione dai massimi…

  3. meno “volatili”= meno rischiose

  4. Buongiorno Dott.Moretti,
    seguo da un pò questo blog che ritengo interessante e comprensibile.
    Vorrei chiederle se possibile una delucidazione.
    Vorrei aprire un piccolo conto su una banca online dove offrono un tasso sul conto superiore a quello comunemente praticato da altre banche, e poter magari acquistare qualche titolo o fare qualche trading.
    Ora nel modulo di adesione online mi chiedono tutti i miei dati personali, ma anche il titolo di studio e il nome di mia madre per quale motivo?
    Mi mancano pochissimi esami alla laurea di economia e commercio, ora non sò se è meglio comunicare il mio attuale titolo di studio o quello che andrò conseguire.
    Se andassi a comunicare un titolo di studio diverso o falsato cosa comporterebbe?
    Quanto sono importanti questi dati e perchè?
    La ringrazio anticipatamente.

    Andrea

  5. Stavo per chiedere anch’io maggiori particolari sull’espressione “posizioni meno volatili”.In linea di massima sarebbe facile individuare investimenti con simili caratteristiche,ma di questi tempi cosa significa fare un investimento del genere?Vi ringrazio

  6. Ciao Andrea.
    La richiesta del titolo di studio è “puramente” statistica.
    La richiesta del cognome della madre avviene perchè, probabilmente, hai fatto contestuale richiesta della carta di credito. Non conosco “espressamente” gli oscuri motivi della richiesta ma potrei azzardare che serve per un “ulteriore” controllo (in fondo il cognome del padre già lo sanno) 😀

  7. Anna, un investimento con minor volatilità è un investimento molto meno rischioso. La volatilità, per i fondi e le sicav, l’avevo già trattata e si chiama “deviazione standard”.
    Secondo me è utile cominciare a preparare dei piani di “rientro” dall’equity, lasciando in essere (fra qualche mese) solo le “scommesse” (esempio emea, acqua).

  8. la crescita degli aggregati monetari richiede l’aumento dei tassi.
    normalmente l’incremento che fa piu’ paura e’ l’m3 che prezza la futura inflazione, approssimativamente un incremento del 12% produrrebbe un inflazione tra il 6 e l8%.

  9. Ciao Thomas.
    Quindi è regolare che ad un aumento di M4 (M3) corrisponda un “non” calo dei tassi?
    Secondo me se la domanda fosse rimasta la stessa i tassi dovevano calare.

  10. Grazie!

  11. 9 – si e’ corretto. di fatto la domanda di moneta e’ regolata dal tasso, che viene incrementato quando voglio ridurrere la domanda.ed abbassato quando voglio stimolarla la domanda.
    al livello di M3 e M4 corrente soppratto della crescita 12%, nessuno ha interesse ad aumetare la base monetaria.
    la crisi di liquidita’ che viene menzionata un po a sproposito in giro per i blog, ormai e’ chiaro che e’ un falso problema, di liqiudita’ c’e’ in abbondanza anzi troppa, la differenza e’ che ci sono soggetti economici carichi di denaro e soggetti che ne hanno un bisogno disperato, ma non ci sono formule perche i primi prestino denaro ai secondi.fino a quest’estate i primi prestavano ai secondi perche’ non sapevano di farlo, ma oggi non piu’.
    ne consegue, che l’unico evento scatenante per il riequilibrio e’ che chi necessita soldi fallisca e venga comprato a saldo da chi ha la liquidita’, non esiste altra soluzione.

  12. 11 – ottima spiegazione!
    Le ultime due righe del commento erano “velatamente” riferibili a JPM e Bear Stearns?
    In soldoni (per capire se ho capito):
    ci sono una manciata di grossi (enormi) istituti che hanno una liquidità impressionante ed il resto che boccheggia. I Big rimangono alla finestra, fanno fallire quelli più piccoli e li comprano per due palanche. facendo, pure, la figura dei “salvatori”.
    Era questo il succo?

  13. 12 – esattamente! e tieni conto che, oltre ad alcune banche ed hege, c’e’ il vecchio Warren B, che ha una quantita’ di denaro smodata completamente liquida e non ha ancora comprato niente, eppura la sua azione berksihe hataway e’ piu’ vicina ai massimi che ai minimi. ti dice niente?
    in italia abbiamo anche noi qualcuno con la grana, ci sono soggetti tremendamente liquidi che non vedo l’ora di salvare qualche poveracchio in difficolta’.
    l’unico mio dubbio e’ se puntare oggi sui salvatori della patria o se aspettare ed aiutarli nel mio piccolo a salvare i disperati.
    io mi sono fatto un elenco di possibili prede importanti definiamole cosi :

    D.B.
    U.b.s.
    merril Lynch
    Lehman B.
    Hsbc
    BBVA
    Santander.
    Unicr

    poi i salvatori ti do alcuni di quelli quotati

    Bekshire hataway (il mio preferito, del quale ho alcune azioni da diversi anni con copertura del cambio le classe B naturalmente perche le classe A costano 130.000 dollari l’una)
    B.n.p.
    Allianz
    Intesa s.p.
    G.s.
    Generali

    ce ne sono molti altri sopprattutto i fondi sovrani e molte corporate attive nel minirario ed aurifero che sono dannatamente liquide, otre G.e. coca cola e molte societa’ energetiche russe.ma non voglio annoiare

  14. 13 finalmente.

  15. febbraio 2007 Profumo:” vendere Unicredit a un big straniero? A 9 euro si può discutere”

    e intanto ieri il titolo è sceso a 4,135.

    Commento: se sono un big ke voglio comperare Unit e me la vogliono vendere a 9 (ok a 8 me la porto a casa trattando) perkè nn far crollare il titolo a 3 euri? Tanto siamo dei big dunque tutto ci è concesso.

  16. 13-14-15
    Attenzione…..pare che Unicredit sia la banca con la maggior liquidità sul mercato. Siete sicuri che sta dalla parte delle “prede”?
    Io, sinceramente, la vedo meglio dalla parte dei predatori (opinione personale)

  17. 16 e ora ke Unicredit si presta a vendere 186 sportelli avrà ancora piu liquidità, ma nn c’è tutta sta crisi di liquidità in giro? forse fa gola per quello.

  18. doc tu ke hai i super poteri: ma il commento della Daniela è originale?

  19. Unicredit vanta ottimi coefficenti di liquidita’, ma li vantava bear Stearn 24 prima che crollasse, con l’aggravante che i principici contabili europei consentono di tenere i freezer alcune cosucce illiquide. la vecchia banca di roma aveva un monte sofferenze che e’ stato cartolarizzato prima di diventare capitalia, i conduit all’italiana ci sono e come, e UC e’ la piu’ impegnata, otre ad avere una rete di vendita definita molto agguerrita dal credito facile, oltre ad aver esposizione su mutui casa con criteri di erogazione molto morbidi. la regola pare che in questi anni sia stata basta che il credito sia frazionato e non c’e’ problema.
    la crista e’ stata esponeziale senza ricorrere ad aumenti di capitale, mah io sono in finanza da anni e non ho mai visto fare cosi tante acquisitzioni solo con il capitale proprio ed ilcash flow generato, distribuendo pure i dividendi, e chi e’? mago merlino?
    pensiamo alla storia el gruppo, e’ stata fusa recentemente con capitalia, (che non dimentiamoci era la somma di banca di roma 😡 banco di napoli 😡 banco di sicilia 😡 😡 e BIpop carire 😡 😡 (non aggiungo altro)) che valutata a 7 euro per azione, quando quest’ultima circa 4 5 anni fa quotava 1,2 euro e la davano per cotta.non dimentiachiamo l’affare che ha fatto in germania……………..detto questo sotto i 4 euro per azioni io inizio a comprare con moderazione

  20. era pure scesa sotto la parità se nn ricordo male, con (certi) promotori finanziari fuori dagli sportelli ke terrorizzavano i clienti paventando l’idea ke da un momento all’altro i loro risparmi sarebbero spariti…

  21. 18
    In teoria potrebbe essere chiunque…..e, sinceramente, non ce la vedo la DT alle 1.37 a scrivere su HyperTrader…… 😉

  22. 21 uff… va a finire ke le telefono e glielo kiedo…

    cmq mi ha fatto sorridere pensare all’HP al corso distratto ke pensava ad altro invece ke seguire la lezioncina…

  23. Crisi finanziaria
    Il mercato da solo non ce la fa
    Alfonso Tuor

    Nella settimana che sta per concludersi la crisi che scuote il sistema finanziario ha registrato un salto di qualità. Si è iniziato con il salvataggio della banca di investimento americana Bear Stearns da parte della Federal Reserve con l’ausilio di JP Morgan; si è continuato con la decisione della Banca centrale americana di concedere alle banche di investimento USA l’accesso diretto alle sue operazioni di rifinanziamento e si è decisa una riduzione dei tassi statunitensi di tre quarti di punto, così come del tasso di sconto già tagliato di un quarto di punto con una mossa a sorpresa domenica scorsa.
    Ma non è finita. Negli scorsi giorni accanto alla Fed è sceso in campo anche lo Stato federale americano. In primo luogo, acconsentendo che la Banca centrale accettasse di assorbire 30 miliardi di dollari di titoli a forte rischio detenuti da Bear Stearns, ma anche cambiando le regole di funzionamento dei due giganti del credito ipotecario, Freddie Mac e Fannie Mae, affinché possano erogare altri 200 miliardi di dollari di ipoteche e sostenendo la proposta, che dovrebbe essere approvata nei prossimi giorni, secondo cui la Federal Housing Finance Board potrà acquistare 160 miliardi di dollari di titoli legati al mercato immobiliare.
    Insomma, lo Stato federale americano ha cominciato ad intervenire direttamente, anche se lo ha fatto in modo camuffato per non incrinare la «religiosa fiducia» in un mercato in grado, da solo, di affrontare e risolvere la crisi.
    Nonostante queste misure, una soluzione della crisi non sembra all’orizzonte. Infatti la tensione sui mercati finanziari continua a rimanere elevata a tal punto che ieri la Banca centrale europea ha dovuto di nuovo iniettare svariati miliardi di euro per cercare di ridurre i tassi sul mercato interbancario (quello in cui le banche si prestano tra loro i soldi) saliti ai massimi dalla fine dell’anno scorso anche a causa dell’annuncio di ulteriori perdite della tedesca IKB e del «profit warning» del Credit Suisse che ha comunicato che nel primo trimestre di quest’anno non farà alcun utile (poiché – aggiungiamo noi – dovrà operare importanti rettifiche di valore dei titoli e/o dei crediti che detiene in portafoglio).
    Insomma, la situazione continua a peggiorare e il superattivismo delle autorità politiche e monetarie americane non sta finora producendo risultati.
    Anzi, la crisi «morde» sempre più l’economia reale americana: i prezzi degli immobili continuano a scendere, mentre continuano ad aumentare i pignoramenti. Inoltre, i tagli dei tassi (scesi dal 5,25% al 2,25%) decisi dalla Federal Reserve sono serviti essenzialmente a compensare l’aumento dei costi di rifinanziamento delle banche con il risultato che non vi è stato un ribasso dei tassi ipotecari e quindi non vi è stata la corsa delle famiglie americane a rifinanziare a tassi più bassi le loro ipoteche. D’altro canto, gli indici precursori dell’economia reale segnalano che è in pieno corso la contrazione dell’economia reale. Sul fronte finanziario la crisi non investe più solo i titoli con cui sono stati finanziati i mutui ipotecari subprime, ma si è estesa a quasi tutte le categorie di credito, incidendo anche sulla capacità di raccogliere capitali da parte degli enti pubblici (in primis dei Comuni americani).
    Alcuni ritengono che, nonostante i ribassi del costo del denaro e le massicce iniezioni di liquidità attuate dalla Federal Reserve, stiamo assistendo ad una veloce contrazione del credito (ossia ad un vero e proprio «credit crunch»), le cui dinamiche principali sono facilmente spiegabili. Le banche sono a corto di capitale a causa delle perdite già denunciate e soprattutto a causa dei titoli e dei crediti a rischio, che ancora detengono nei loro bilanci, e che molto probabilmente si trasformeranno in perdite. In queste condizioni non vogliono assumere nuovi rischi (concedere nuovi crediti) ed anzi vogliono ridurre le posizioni a rischio che già detengono. Ciò le induce ad essere più restrittive e, ad esempio, a chiedere maggiori garanzie per i crediti concessi agli Hedge Funds e ad altri operatori finanziari. Questa politica creditizia più restrittiva è all’origine dell’inizio del processo di implosione dell’industria degli Hedge Funds, che ha già «perso sul campo» nomi illustri come Peloton, Carlyle Capital, Focus, ecc.
    L’inizio del processo di implosione degli Hedge Funds, un’industria che è prosperata sull’uso massiccio delle linee di credito bancarie, comporta la vendita da parte di questi ultimi di titoli sul mercato con la conseguenza di deprimerne i prezzi o addirittura di vederli fallire con la conseguente entrata nei bilanci bancari di altri titoli a rischio, che gli Hedge Funds avevano lasciato alle banche come pegno per i loro crediti.
    Il risultato è un ulteriore peggioramento dei bilanci bancari e necessità supplementari di capitali. E il processo può continuare all’infinito, poiché le iniezioni di liquidità della Federal Reserve non migliorano la situazione patrimoniale delle banche. Infatti i soldi presi a prestito dalle banche centrali non aumentano i mezzi propri delle banche, ma servono per continuare ad operare e hanno essenzialmente l’effetto di rallentare la contrazione del credito.
    Non sorprende quindi che negli Stati Uniti si cominci a pensare ad altre vie, che comunque di fatto mirano ad un grande salvataggio, diretto od indiretto, del sistema bancario da parte dello Stato. E questa settimana le autorità politiche e monetarie statunitensi hanno già compiuto i primi significativi passi in questa direzione.   

    21/03/2008 01:14
    CdT

    http://www.cdt.ch/interna.asp?idarticolo=136664

  24. 23 ce la fa, ce la fa…

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